Chi sono io? Chi sono io per te?

Una riflessione sul racconto "La straniera segreta"

estratta dalla Tesi Magistrale di Claudio Ardita

“Chi sono?” è la grande domanda della vita. Non è possibile dare una sola, semplice e immediata risposta.

Quindi mentre cresci e scopri il mondo, impari anche a scoprire te sesso,

rispondi a una domanda alla volta, a poco a poco costruisci la tua identità.

Lingua Madre 2019

È la domanda che sgorga da ogni cuore, come tempo fa riconobbe la filosofa Adriana Cavarero nel suo scritto Tu che mi guardi, tu che mi racconti (1997), nel quale scriveva che solo con gli occhi dell’altra o dell’altro ci è possibile svelare la nostra propria unicità. Come affermava Cavarero, sono le donne che hanno «una attitudine speciale per il particolare» che è la caratteristica principale dell’unicità. Loro, le tessitrici di racconti di vita, «hanno intessuto trame per le fila del racconto […] dove il racconto è esistenza, relazione, attenzione». La narrazione porta dunque a rivelare la «fragile unicità» di ogni uomo o donna, ed è la narrazione che risponde al desiderio umano del racconto della nostra storia, o ancor meglio risponde alla domanda “Chi sono io?” e “Chi sono io per te?”.

È nel racconto di Natalia Marraffini, vincitrice del Concorso letterario nazionale Lingua Madre 2021, La straniera segreta che questa domanda risuona forte tra le righe del suo racconto. Fin dall’incipit, la scrittrice avverte la forte necessità di capire cosa fosse quella fame d’identità che da sempre nutriva dentro di sé, nelle parole dell’autrice:

Non riuscivo a capire niente. Non capivo le persone, non capivo la realtà, i legami, gli affetti, le parole, i mondi. Non capivo i mondi che si portavano con sé le persone. Non capivo i mondi di cui ero portatrice. Ero una portatrice malata di mondi. Sì, ero malata. Sintomi: non capisce e vuole studiare. La malattia, però, ancora non sapevo.

Sorprendentemente sarà proprio nell’incontro con i suoi alunni, nel dialogo tacito con i loro sguardi che entrambi capiranno il bisogno sempre più forte di sapere chi si è e chi si è per gli altri:

E l’ho capito lì. Il primo giorno di scuola. Quello in cui sono diventata professoressa. Davanti a quei ventisette sguardi stranieri a sé stessi, affamati di storie per capire chi essi stessi fossero veramente. Nei loro sguardi c’era una domanda più complessa di: “Prof. lei perché è qui?”.

Prof., io non so chi sono, mi racconti chi è lei e come lo ha capito, che magari così ci riesco anche io a capirlo.

Chi sono io.

La domanda.

Chi sono io. Nei loro sguardi ho capito chi sono. Straniera. Non lo sapevo. I loro sguardi affamati di identità me l’hanno detto muti. La voce è uscita dal mio respiro. Straniera. Era quella la mia voce? Straniera. Lo era.

Il racconto dell’autrice dà piena testimonianza del fatto che siamo sempre alla ricerca di una storia che ci riporti alla consapevolezza di chi siamo, perché abbiamo bisogno dell'altro per trovare la nostra vera identità.

Claudio Ardita

Leggi tutta la tesi di Claudio Ardita CLICCANDO QUI

Il racconto "La straniera segreta" all'IISS Gandhi di Besana Brianza

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