Dell'arrivo in facoltà
Varcare la soglia dell'edificio universitario è il primo grande traguardo giornaliero dello Studente Universitario. Molti ostacoli gli si oppongono lungo la vita.
In primo luogo: famelici volatili dalle piume d'argento.
I piccioni in massa possono essere un problema, soprattutto per chi è afflitto da fobie di vario genere. Tuttavia, se colmo di coraggio, puoi vederlo, Lo Studente Universitario, muoversi a passo sicuro verso l'ingresso mettendo in fuga i rapaci.
In secondo luogo: sconosciuti in cerca di denaro.
I vù cumprà possono rivelarsi ostici da superare ma lo Studente Universitario stoicamente scuote la testa negando ogni cedimento monetario.
In terzo luogo: i Comunistoni.
Eccoli, il sorriso in viso, il cappotto lungo e scuro, armati di giornale. Vendita a offerta libera e lavaggio del cervello incorporato. Il tempo speso per superarli è stimato in media dalla mezz'ora al resto della vita. Infimi esseri, sì, ma lo Studente Universitario li aggira ostentando indifferenza e quasi correndo verso l'ingresso.
In quarto luogo: i volantinador.
Sospinti da desiderio pubblicitario sommergono lo Studente Universitario di volantini che l'eroe getta a terra non curante dell'inquinamento pur di proseguire verso il portone.
Giunto alla soglia dell'edificio universitario, fiero di sé, può imboccare la via verso l'aula. Tuttavia vi è un'ultima prova. Lo sciame di studenti della lezione precedente. Una valanga di suoi simili lo travolge trascinandolo di nuovo verso l'ingresso, verso i volantinador, verso i Comunistoni, i Vù cumprà e i piccioni. Nuotando tenace come una trota, si aggrappa ai corrimani, alle colonne, ai portoni riuscendo eroicamente a mantenere la sua posizione finché la folla scema e si trova solo sul campo di battaglia. Pronto ad entrare in aula.
È così che la sua giornata ha inizio.
Sulla quotidianità
Lo studente universitario trascorre intere giornate in Ateneo. Per lo più fuori dalle aule.
Durante la settimana può capitare che abbia giorni in cui ha solo due ore di lezione e giorni in cui ne abbia otto. Se ne ha due si guarda bene dal raggiungere l'aula interessata. Se ne ha otto si premura di saltarne almeno la metà.
Il suo principale obiettivo è laurearsi col minimo sforzo, ecco perché risulta superfluo seguire una sola lezione o seguirne troppe in una giornata. Una buona media consiste in quattro ore al giorno con pausa pranzo nel mezzo, cominciare dopo le dieci, finire prima delle tre.
Tutte le lezioni sacrificabili vanno sacrificate, tutte quelle di cui è possibile ottenere gli appunti senza presenziare pure. L'importante è non affaticarsi troppo.
Dormire la mattina è più salutare che dormire la sera, quindi la lezione delle otto è sconsigliata. Quella delle sedici pure perché a quell'ora si è ormai allo stremo delle forze, dopo quell'ora qualsiasi impegno non deve implicare concentrazione.
Lo studente universitario, infatti, è molto delicato. Il suo organismo va tutelato da sforzi eccessivi. Per questo è un tocca sana trascorrere il venerdì e il sabato notte a sballarsi fino ad orario indefinito o infinito, associando a questo divertimento un intero lunedì di riposo.
Durante i periodi in cui non è in aula si guarda bene dallo studiare. Trascorre il tempo in mensa, in aula studio – in realtà zona ricreativa – o nei chiostri a fumare drum, che fa sempre figo. Egli non si fa mai mancare un sostanzioso gruppo di simili per potersi piacevolmente trastullare in queste faticose giornate.
Degli Esami
Lo studente universitario deve essere fuori corso. Laurearsi in tempo risulta essere inutile fonte di stress ed estremamente superfluo.
Pur non sentendo l'impellente necessità di studiare deve dare e darsi la parvenza di star facendo qualcosa. Per questa ragione segue alcune lezioni anche in orari proibitivi tipo quelle all’alba, delle 8.00, e dà circa meno della metà degli esami che dovrebbe dare ogni semestre. Secondo la seguente modalità.
Lo studente universitario non compra mai i libri prima dell'imminente fine del corso e, se può, evita di aprirli. Si iscrive all'appello solo pochi giorni prima della chiusura delle iscrizioni, in modo tale da avere più tempo per ripassare. Non può impiegare più di una o due settimane nella preparazione di un esame. Quest'ultima regola è fondamentale perché uno studio eccessivo con conseguente sovraffaticamento porterebbe lo studente universitario a dubitare del percorso di studi che ha scelto e, nel peggiore dei casi, a demordere.
Lo Studente Universitario, nella bella stagione, è solito ostentare la conoscenza che gli deriva dalla preparazione di un esame nei pittoreschi chioschi dell'edificio universitario. È così che si crea un certo inquinamento sonoro associato ad un discreto sovraffollamento. Quei luoghi, meravigliosi quando semi deserti, in periodo d'esami risuonano di cinguettii o ruggiti colmi di falsa erudizione. Lo Studente Universitario adora pavoneggiarsi, mostrare a tutti come se la cava bene col linguaggio aulico e quanto è stato bravo a prepararsi in così breve tempo.
Il giorno dell'esame tutti devono ripassare fino a che non vengono chiamati dal professore per essere interrogati. Alcuni vengono separati a forza dagli appunti.
Pochi minuti prima dell'esame, chiunque è un buon compagno di ripasso. Quando si è abbandonati a se stessi perché tutti i colleghi più fidati sono già stati interrogati o lo saranno tra qualche giorno è facile trovare sostegno tra altri disperati. Così, si fanno isteriche conoscenze in questi interessanti periodi dell'anno accademico. C'è chi per mantenere la concentrazione si tira schiaffi, chi si rintana in un angolo e ripete i contenuti alla parete, chi tace con sguardo vacuo, chi cerca qualcuno da sommergere di parole.
Alcuni Studenti Universitari trovano conforto nell'assistere a diverse interrogazioni prima della loro. Così, mostrano a tutti l'intero foglio fitto di domande che hanno sentito fare al professore nei diversi appelli precedenti cui ha assistito con inaudita tenacia.
La tensione si scioglie solo quando il voto è segnato. Molti studenti a questo punto si accorgono dell'inutilità della propria agitazione e tentano vanamente di rassicurare gli altri studenti in attesa di essere esaminati. Inutili tentativi di conforto.
Lo Studente Universitario dopo un esame è solito affogare nell'alcol, poiché se non è riuscito a superarlo deve dimenticare, se lo ha superato deve celebrare. Che sia per dimenticare o per festeggiare, l'importante è non mantenersi sobri ed è proprio con questo fiocco dorato che si conclude l'odissea dell'esame.
Delle Lezioni
Lo Studente Universitario non è un'isola. A lezione o in biblioteca non basta a se stesso, necessita di straripare, per lo più, verbalmente. Non appena incontra un suo collega deve liberarsi di tutte quelle informazioni che lo assillano. Cosa farà il prossimo sabato, chi deve invitare all'aperitivo del venerdì, che smalto sceglierà – se donna – o che maglietta puzzolente indosserà – se uomo. Ma il volume delle sue comunicazioni è studiato affinché tutta l'aula possa essere resa partecipe delle sue vicende personali.
Quando proprio non trova nessuno di intimo con cui condividere i suoi pensieri può capitare che lo Studente Universitario debba sfogare i suoi umori in altro modo, ovvero rumoreggiando in modo molesto. In tali occasioni non si impegnerà alla discrezione, al contrario renderà ogni suo gesto un'apoteosi di effetti sonori. Arrivato in aula soffia il naso, prende le biro dall'astuccio, sfoglia i libri, sbuffa, sbadiglia, tiene col piede un ritmo isterico, si gratta, starnutisce. È il suo corpo a parlare per lui, deve rendere in qualche modo il mondo partecipe dei suoi affanni e sceglie la via del Rendere Impossibile A Chiunque Altro Di Seguire La Lezione.
Ultimamente si sta diffondendo una specie particolare di Studente Universitario Rumoroso: lo Studente Tecnologizzato.
Questa generazione innovativa prende appunti su PC o I-pad ed ha un modo tutto suo per condividere il proprio stato emotivo. Amano pigiare i tasti per indurre i più a credere che dei topi si aggirino tra i banchi. Micidiale è l'unione di tastiera e unghie lunghe. Peggio di un topo, in questi casi.
I portatori maligni di I-pad preferiscono ignorare la lezione e divertirsi a tagliare frutta volante o abbattere mucchi di casse di legno. Interrompono la loro attività ludica solo per appuntare qualche nome o, più spesso, per gioire del livello superato con esultanti: “Yeah!” o “Guarda! Guarda!”.
Solo poche volte lo Studente Universitario riesce ad emettere meno suoni di una scimmia. Ciò accade quando decide di allargarsi, cioè di tenere il posto a colleghi fantasma. In tali occasioni occuperà più posti con i suoi ingombranti averi, una sedia per la giacca, una per la borsa, una per i quaderni ecc. Così si renderà più silenzioso ma la metà dell'aula è spesso costretta ad assistere alla lezione in piedi.
I modi che lo Studente Universitario ha di disturbare sono infiniti, misteriosi e in continua evoluzione. Attualmente non si dispone di dati sufficienti per illustrare tutte le sfumature di questa creatura affascinante, ma si prenderà in considerazione stesura di una vera e propria enciclopedia per illustrarne tutte le caratteristiche.
Sulle abitudini più diffuse
Tra gli Studenti Universitari ci sono alcune necessità imprescindibili. Prima fra tutte lo sballo del fine settimana. Il fragile equilibrio biologico dello Studente Universitario può esistere solo in virtù degli eccessi del week-end, infatti i grandi sforzi intellettuali della settimana devono ricevere compensazione in lunghe nottate d'incoscienza e spensieratezza, ecco perché risulta estremamente importante allungarlo da due a quattro giorni.
Il venerdì le lezioni risultano troppo pedanti. Per essere nelle giuste condizioni psico-fisiche la prima serata di libertà dopo ben tre giorni di giogo universitario è indispensabile un'adeguata preparazione che tiene lo studente lontano dall'edificio universitario e ben avvinghiato al materasso per un'intera giornata.
Per quanto riguarda il lunedì, inutile dire quanto possa rivelarsi mostruoso risvegliarsi dopo tre incantevoli nottate da sballo. Ecco perché questa giornata dev'essere sfruttata come anticamera della realtà: trascorrere la giornata in pigiama è il modo migliore per tornare alla vita reale il giorno dopo.
Un'altra interessante e assai diffusa abitudine tra gli studenti universitari è quella di arrivare tardi ed uscire in anticipo dalle lezioni oppure di prolungare l'intervallo che ci sta nel mezzo, ancora meglio fare tutte e tre le cose. Il quarto d'ora accademico tende a trasformarsi nella mezz'ora accademica. I treni sono micidiali in fatto di puntualità e gli studenti non amano correre, si sa, ma la vera ragione di questo ritardo sono due:
1. Chiacchierare amabilmente prima di ogni lezione concilia la concentrazione
2. Si sa che il primo quarto d'ora dopo il quarto d'ora accademico c'è il riassunto della lezione precedente, che non serve a nulla.
Per quanto riguarda il fuggi fuggi che si viene a creare prima del termine della lezione la spiegazione è altrettanto intuitiva e semplice. Lo Studente Universitario è già allo stremo delle forze. Infatti, come accennato in precedenza, egli è dotato di udito supersonico e della straordinaria capacità di moltiplicare la sua concentrazione in miriadi di attività differenti, seguire il discorso del professore in modo manifesto, o prendendo appunti, risulta superfluo ed egli è in grado di svolgere infinite attività contemporaneamente – vedi Delle lezioni – ma, inutile sottolinearlo, questo lo porta allo stremo delle forze in brevissimo tempo.
Infine un accenno alle pause che alcuni professori concedono a metà lezione. Quando allo Studente Universitario è concesso tale lusso è chiaro che non si lascerà sfuggire il piacere di un caffè per potenziare le sue capacità supersoniche ma in questo rito collettivo i dieci minuti concessi dall'indulgente professore sono davvero troppo pochi ecco perché è necessario allungare la pausa di almeno il doppio del tempo.
Per concludere sulle abitudini più diffuse è indispensabile accennare allo Studente Universitario fuori sede. Egli, particolare specie di Studente Universitario, non può fare a meno di tornare in patria per il fine settimana, ma per darsi la parvenza di vivere a pieno la vita accademica trova affascinante recarsi a seguire alcune delle lezioni del venerdì. Non raro è identificare questa tipologia, tratto distintivo sono i minuscoli trolley che trascinano silenziosamente per i corridoi dell'ateneo o che amano carezzare al loro fianco durante le lezioni quasi fosse il loro animale domestico.
Moltissime sono le abitudini dello Studente Universitario ancora da analizzare, certo questo elenco non pretende di essere esaustivo.
Sui laureandi
In fondo, si sa, presto o tardi lo Studente Universitario si laureerà. La procedura verso il Grande Evento prevede diversi passaggi. Dopo aver trovato un'idea da proporre egli dovrà identificare un professore disposto a seguirlo in quest'ardua impresa. I professori sanno essere così morigerati da accettare solo quattro studenti a sessione d'esame o tanto generosi da accettarne anche cento per volta. Lo Studente Universitario sa bene che scegliere un professore di larghe vedute, cioè che segue più di ottanta persone, è certamente un'ottima guida per fare un lavoro curato fin nel più intimo dettaglio. In ogni caso la difficoltà nella ricerca di un professore non è da sottovalutare, infatti si vocifera di studenti che non riescono a trovarne uno disposto a seguirli e che quindi vagano disperati di ufficio in ufficio disposti a tutto pur di laurearsi.
Una volta individuato il professore adeguato e aver ricevuto la sua benedizione lo Studente Universitario può mettersi all'opera. Molte sono le oscure leggende che si sussurrano riguardo la stesura della Tesi Di Laurea. Si narra di giovani speranzosi che escono dall'edificio universitario in lacrime, disperati e prossimi al suicidio dopo essere stati ricevuti dal professore ed aver visto distruggere parola per parola il proprio lavoro. Si racconta di poveri illusi costretti a rimandare di appello in appello l'atteso traguardo perché troppo scarsa la qualità della propria ricerca.
Non raro è poter ammirare Studenti Laureandi con occhiaie profonde, sempre meno capelli e barbe più folte, sintomi di una sola ed inequivocabile scoperta: avere meno della metà del tempo che si era creduto per scrivere la tesi. Per qualche oscuro motivo, infatti, lo Studente Laureando s'illude di avere mesi a disposizione per la stesura della sua ricerca e solo all'improvviso si accorge di essersi sbagliato, mancano solo due settimane alla data di consegna e il materiale sviluppato è ancora troppo poco. Grande meraviglia lo coglie, seguita da incantevole disperazione. Il tutto finalizzato a rendere più dolce il momento della consegna dell'elaborato senza dimenticare mai che la colpa dell'amara scoperta è certo dovuta all'incompetenza del professore.
Una volta terminata l'odissea della Tesi il Laureando si consuma nell'attesa sfiancante del giorno della discussione. In tale periodo si trastulla organizzando i festeggiamenti, unica cosa davvero importante. Solo dopo aver prenotato il locale ed invitato tutti gli amici la laurea ha un senso. Altro elemento essenziale per Le Laureande è la scelta del vestiario, possibilmente in tinta con la copertina della tesi. L'eleganza è di rigore.
Del Giorno della Discussione, testimoniano i Laureati, restano solo i ricordi dell'ansia prima della discussione e della sconfinata gioia dopo il superamento della prova. Il momento dell'esposizione è risucchiato da un buco nero, mentre quello dei festeggiamenti è oscurato dall'oblio dell'alcol.
Infine, quello che resta è il pezzo di carta ricevuto per posta settimane o mesi dopo l'evento.
Conclusione
Questo brevissimo trattato, purtroppo, si interrompe qui poiché la giovane antropologa che si è dedicata a questo lavoro si è laureata anch’essa. La raccolta dati risulta inevitabilmente parziale poiché tra un momento di cazzeggio e l’altro l’autrice ha dovuto persino studiare e lavorare prima di laurearsi fuori corso, come si addice al miglior Studente Universitario del XX sec.
Attualmente non siamo in possesso di dati certi, ma si è saputo che il Neolaureato subisce molto presto una spaventosa metamorfosi in Giovane Precario. Pare che la neoantropologa, autrice del presente trattato, si sia detta disposta ad illustrare i comportamenti e le abitudini di questa grottesca evoluzione dello Studente Universitario grazie alle sue esperienze presso diverse mostruose multinazionali nel settore del lusso, dove ha potuto osservare che tali aziende, pur vendendo prodotti a prezzi esorbitanti, sono disposte a pagare poco più di niente il Giovane Precario per le sue dieci e più ore di lavoro giornaliere. La vita dell’ex-Studente Universitario si fa durissima dopo la laurea e possiamo solo immaginare le conseguenze che questo panorama sfruttamento possa avere sulla mente e sulle strutture comportamentali di questa creatura che si trova improvvisamente catapultata in un mondo di indicibili fatiche.
In attesa del prossimo trattato dedicato alla vita del Giovane Precario si invita il lettore a fare tesoro di queste preziosissime osservazioni rivelatrici di creature di un’epoca ancora molto vicina, creature bizzarre e affascinanti che è possibile ancora incontrare dietro ogni angolo.
Il racconto è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista letteraria Eisordi
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